MONSIGNOR DELLA CASA, FINE POETA E RINNOVATORE DEL SONETTO
- Sharon e Attilio
- 14 mar 2022
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Giovanni Della Casa è noto per avere scritto "Il Galateo", un trattato in prosa che espone le norme del vivere civilmente e signorilmente, secondo i costumi del Cinquecento: il titolo deriva semplicemente dalla forma latina del nome dell'amico al quale l'opera è dedicata, cioè il vescovo Galeazzo Florimonte. Eppure questo titolo così poco significativo è rimasto nei secoli per indicare le buone maniere, segno del successo a cui l'opera andò incontro. Anche Della Casa fu vescovo, per l'esattezza arcivescovo di Benevento. Nel medesimo XVI secolo venne composto un altro trattato sull'agire con signorilità: ci riferiamo al "Cortegiano" di Baldassarre Castiglione.
Della vita di Monsignor Della Casa si conosce quasi tutto, ma curiosamente permangono incertezze sul luogo della sua nascita (Firenze o una località vicina, come per Boccaccio) e sul luogo della sua dipartita (Montepulciano o Roma).
Sebbene la sua fama sia legata al "Galateo", Della Casa fu anche un fine, elegante e abile poeta, in un periodo nel quale la poesia lirica (e quindi breve) seguiva la corrente del Petrarchismo.
Di lui come poeta bisogna mettere in evidenza un'importante innovazione. Egli, nei suoi sonetti (composti quindi da quattordici versi), fa uso frequente dell'enjambement, cioè il non completare grammaticalmente e logicamente il verso, prolungandone il discorso nel verso successivo, portando a capo una o più parole strettamente collegate a quelle del verso precedente. Un esempio di enjambement è il seguente, tratto da "A Zacinto" di Foscolo: - "Zacinto mia, che te specchi nell'onde // del greco mar ..." - (qui le "onde" sono completate e specificate come quelle "del greco mar", scritto però a capo).
Questa abitudine di Monsignor Della Casa, cioè il prolungare la frase nel verso seguente, ebbe successo, e molti lo imitarono, fra cui Torquato Tasso e, appunto, secoli dopo, Ugo Foscolo.
Attilio Leone
Sharon Buffone

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