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UN'ACQUA DUPLICE ED ESSENZIALE

  • Immagine del redattore: Sharon e Attilio
    Sharon e Attilio
  • 14 mar 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Nella <<Divina Commedia>> sono presenti vari fiumi: innanzi tutto l'Acheronte, davanti alla cavità infernale, e il Tevere, alla cui foce si raccolgono le anime destinate alla purificazione. In cima alla montagna del Purgatorio, narra poi Dante, si trova l'Eden, ovvero il Paradiso Terrestre, abitato da Adamo ed Eva prima del Peccato Originale. Qui arrivano le anime purificate che hanno percorso tutto il monte del Purgatorio, per essere poi trasportate in Cielo. E qui, prima di salire nel Paradiso Celeste, esse debbono bere da due fiumi. Tali due corsi d'acqua, dice ancora il poeta nel canto ventottesimo del <<Purgatorio>>, sono il Letè (o Lete) e l'Eunoè. In realtà è un'acqua che ha la medesima origine, ma sgorga da due parti diverse e svolge quindi una duplice funzione. Gli spiriti purificati devono bere l'acqua di una parte (Letè), che fa loro dimenticare il male da essi commesso in vita, e devono bere anche quella dell'altra parte (Eunoè) che invece ravviva in loro il ricordo delle opere buone da essi compiute. E l'insieme di questi due effetti non si verifica se l'acqua non viene bevuta da ambedue i lati. A spiegare tutto ciò a Dante è Matelda, che i critici solitamente ritengono essere una figura simbolica. Noi invece pensiamo che potrebbe trattarsi di una figura storica: come all'inizio del Purgatorio sta Catone Uticense, vissuto nel I secolo avanti Cristo, così alla fine della montagna può stare un'altra figura storica, forse quella Matilde di Canossa, vissuta fra l'XI e il XII secolo, la quale ospitò Papa Gregorio VII nel suo castello, quando l'imperatore Enrico IV si recò a Canossa (sull'Appennino Tosco-Emiliano) per implorare il perdono del Papa. Per inciso, Matilde di Canossa riposa a Roma nella Basilica di San Pietro e il suo monumento funebre è opera del Bernini. Ecco alcuni dei versi in cui Dante parla del Letè e dell'Eunoè:

- Da questa parte con virtù discende che toglie altrui memoria del peccato; da l’altra d’ogne ben fatto la rende.

Quinci Letè; così da l’altro lato Eünoè si chiama, e non adopra se quinci e quindi pria non è gustato: -

(<<Purgatorio>>, canto XXVIII, versi da 127 a 132).


Attilio Leone

Sharon Buffone






 
 
 

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